La parola
Shintô è composta da due ideogrammi:
shin, che è identificato col termine indigeno
kami, e
dô o
tô, che è identificato col termine
michi, ossia 'via'. Originariamente era una parola cinese (
Shendao) che, in un contesto confuciano, era usata sia per indicare le regole mistiche della natura, sia per riferirsi a qualunque sentiero che conducesse verso una tomba. In un contesto taoista, la parola indicava i poteri magici peculiari della fede taoista. Negli scritti del Buddhismo cinese, c'è un caso in cui gli insegnamenti di Gautama sono chiamati
Shendao, e in un'altra circostanza la parola indica il concetto dell'anima mistica. Il Buddhismo giapponese utilizzava la parola per indicare le divinità indigene (kami), considerandole degli esseri spettrali di un ordine inferiore rispetto a quello dei Buddha (
hotoke). È in questo senso che la parola veniva normalmente usata nella letteratura giapponese successiva al
Nihon Shoki; ma verso il XIII secolo, per poter distinguere il Buddhismo e il Confucianesimo, che a quel tempo erano diffusi in tutto il Giappone, dalla religione indigena, la parola
Shintô cominciò ad essere utilizzata per riferirsi alla fede nei kami (uso che permane a tutt'oggi).
Iniziazione allo shintoismo di Sokyo Ono
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